La fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, negli U.S.A., fu caratterizzata da una serie di scoperte dovute alla necessità di allargare i confini degli Stati Uniti e di aumentare il terreno coltivabile e/o sfruttabile dai suoi abitanti.
Nel 1806 l’esploratore (scout) Zebulon Montgomery Pike, su incarico del Presidente Jefferson, durante l’esplorazione di alcuni territori del Colorado, scoprì una cima piuttosto alta, visibile da centinaia di miglia sull’altopiano, che fu battezzata con il suo nome. Pike’s Peak divenne il nome ufficiale (la cima di Pike) e soppiantò la vecchia denominazione “Grand Peak” sulle mappe militari (1835): nel 1936 fu ufficializzata la grafia “Pikes Peak” con un provvedimento che eliminava gli apostrofi dai nomi geografici.
La prima ascensione alla cima fu effettuata nel 1820 dal Dr. Edwin James mentre tra il 1866 ed il 1868 fu costruita la prima “carriage road” che raggiungesse la cima, dove, nel 1873, fu costruito un osservatorio metereologico.
Nel 1915 Spencer Penrose ed alcuni suoi soci maturarono l’idea di tramutare la strada carrabile in strada agibile alle auto, con il proposito di stabilire un pedaggio: l’idea si realizzò nel 1916 e per l’inaugurazione Penrose organizzò la prima edizione della “Race to the Clouds” mettendo in palio un’insalatiera (non è esattamente una coppa) inglese posseduta dalla famiglia: suo proposito era di renderla simile al Trofeo Borg & Warner (Indianapolis). La Gara ebbe luogo tra il 10 ed il 12 di Agosto e la vittoria fu conquistata da Rea Lenz su “Romano Special” con il tempo di 20’ 55” 6/10. La vettura di Lenz è raffigurata nella fotografia in basso, a sinistra.
Il pedaggio di 2 dollari fu riscosso fino al 1936 da ogni auto passata per la strada, ma le spese ingenti per liberarla dalla neve in Primavera non permisero “mai” di far registrare un utile: ragione per cui la Pikes Peak Highway fu passata sotto la giurisdizione del Ministero dell’Agricoltura e successivamente, dal 7 Giugno 1948, all’Amministrazione cittadina di Colorado Springs.
Nel 2006 il tempo migliore è risultato di poco superiore ai 12 minuti pur essendo passati novant’anni ed essendosi disputate 84 edizioni della Corsa (pause durante il Primo e Secondo Conflitto Mondiale): le motivazioni di questo “scarso” progresso (soprattutto in confronto ad altri tipi di prestazione di auto e moto) devono essere ricercate nel tracciato.
La “Pikes Peak” si disputa su uno sterrato (in parte oggi asfaltato) di “granito sbriciolato” che parte approssimativamente dal settimo miglio della Highway, a quota 9.390 piedi (2860 metri), ed arriva, dopo 19.998 metri di percorso, a quota 14.110 piedi (4300 metri) di altitudine: come dicono gli Organizzatori, “in mezzo ci sono 156 curve” (i cui nomi fanno riferimento a streghe, folletti e diavolo) e circa 1.440 metri di dislivello. Non esistono guard-rail di protezione a valle ed i burroni che sprofondano dai bordi della strada sono profondi fino a seicento metri. Moltissime delle 156 curve sono tornanti o curve cieche, spesso disturbate dai riflessi del sole; per finire la pendenza media è del 7% (10% pendenza massima nei tratti in salita, 3% massimo nei, pochi, tratti in discesa).
Il problema più grave da affrontare per i Teams è costituito dall’aria rarefatta e, di conseguenza, rappresentato dalle difficoltà di alimentazione che si aggravano di pari passo con il progredire dell’altitudine: l’arrivo è situato, come detto, ad una quota appena inferiore alla cima del Cervino o dello Jungfrau (Svizzera).
Il Rule-book della Gara è un corposo volumetto di oltre novanta pagine e comprende diverse categorie per motociclette (comprese le “sidecars”), veicoli “Quad” ed auto (open-wheels, stock cars, pick-ups e trucks veri) . La Classe Unlimited è riservata a “prototipi” che si prefiggono di battere il record assoluto: l’ultimo riconosciuto è stato stabilito nel 1994 dal neo-zelandese Rod Millen su Toyota Celica Turbo 4WD con il tempo di 10’ 04” 6/10.
“hill climbing” è anche un altro tipo di competizione, esclusivamente riservata ai veicoli fuoristrada. Si tratta di scalare il crinale (sottovento) di una duna o la parete una collina (naturale od artificiale) per la lunghezza di 90 yarde sotto la sommità: la parete è ripidissima (spesso 60° sull’orizzontale e più) e la friabilità del terreno spesso impedisce di arrivare “in cima”: ragione per la quale una schiera di Commissari, precariamente in equilibrio sulla parete, è incaricata di segnalare con una bandierina il punto di arrivo del Concorrente: questo tipo di hill-climbing è praticato di preferenza sulle distese sabbiose che costeggiano sia l’Oceano Atlantico che il Pacifico, con mezzi fuoristrada a 2 e 4 ruote motrici, dune-buggies air-cooled e water-pumped..
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