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Allo scopo di rassicurare chi dovesse sospettare suggerimenti azzardati, devono essere tenuti presenti solo tre dati di fondamentale importanza. Negli Stati Uniti d’America due Associazioni tra Produttori ed Industriali del settore, pubblicano annualmente i volumi relativi al giro d’affari dell’industria delle elaborazioni: S.E.M.A. ed A.A.I.A. I dati sono anche disponibili on-line.

Una libera elaborazione delle cifre porta a concludere che il giro d’affari annuale di oltre seimila Aziende, le quali assicurano un posto di lavoro a ben tre milioni di americani, è, attualmente, molto vicino ai duecentosettanta miliardi (billions) di dollari.

Ho sempre sotenuto che il Mercato Europeo, con le recenti fasi in corso di applicazione, potrebbe, in un prossimo futuro, raggiungere il doppio dei consumatori americani e pareggiare il confronto con l’insieme costituito da U.S.A., Canada e Messico. In queste tre Nazioni le differenze, per quanto riguarda lo “hot rodding”, non esistono.

Tutto ciò che può essere diverso riguarda esclusivamente la valuta, ma il problema è stato risolto facendo riferimento, per i prezzi dei manufatti e delle auto o moto, anche usate, allo U.S. dollar: qualsiasi sito che riguardi la vendita on-line riporta, per default, il dollaro americano.

Le differenze profonde tra Europa e Nord-America si riscontrano durante un esame più approfondito e riguardano, ancora una volta, il principio di “organizzazione”, la “regolamentazione” ed il “know-how” diffuso.

Nel Vecchio Continente le poche iniziative intraprese hanno tutti i connotati di una “testa di ponte” stabilita in fretta e furia per conquistare, almeno nelle intenzioni, quello che è ancora considerato un “mercato di nicchia”: la mancanza di strategie di mercato è aggravata da scarsissima informazione (sia nel Produttore che nel Consumatore), anche indotta (per disinteressamento) dai Media.

Il Campionato Mondiale di Formula 1 si disputa tra un paio di dozzine di Piloti strapagati, appoggiati da Imprese che sborsano, oltre alle sponsorizzazioni, stipendi alle maestranze (dai duecento agli ottocento per Team) per centinaia di miliardi ed altrettanti nella creazione di infrastutture “ad hoc”. Nonostante questo illogico e startosferico investimento, i Piloti “abilitati” a condurre una Formula 1 superano, forse, ed a malapena, in tutto il Mondo, la trentina. La Classifica ufficiale del Campionato “Nextel Cup” della N.A.S.C.A.R. per l’anno 2006 comprende ben 76 nominativi, oltre il triplo, senza contare, però, la “Busch Series” ed i Campionati “sportman” regionali; le gare in calendario, da decenni, sono 41 l’anno per la “Nextel Cup” e molti dei Piloti iscritti al massimo Campionato corrono, anche, “for practice and for fun” nelle Serie minori, non disdegnando neppure qualche partecipazione sulle “dirt tracks”. N.A.S.C.A.R. dichiara nel suo “Media Book” di poter contare su circa 60.000 piloti muniti di licenza; a questi devono essere, comunque, aggiunti i “licenziati” da altre Organizzazioni nazionali e regionali.

La “drag race”, di poco più giovane del “turning left” (1948 fondazione della N.A.S.C.A.R., 1951 fondazione della N.H.R.A.), è considerata, a molti livelli, ivi compreso quello degli Sponsors, un investimento redditizio sia per la diffusione in tutti gli strati sociali e nei target di età, sia per il collegamento “culturale” con altre attività legate allo “hot rodding”. Il drag-racer contemporaneo è, molto spesso, uno hot rodder di terza o quarta generazione, spalleggiato da nonni e genitori che risultano, in vario modo, già essere stati praticanti a loro volta. Le cifre di 40 o 50.000 Piloti “professional” o “sportmman” devono, quindi, essere raddoppiate, come minimo, perchè è chiaro che i genitori non hanno in garage un veicolo di produzione, ma uno hot rod od una custom car, quando non più di uno...

Le iniziative rivolte alla pubblicizzazione nella gioventù di competizioni quali il turning-left e la drag-race, sono semplicemente rilevabili leggendo i “Rulebooks”: le competizioni su micro midgets possono essere affrontate all’età di cinque anni, mentre gli Junior dragsters si guidano a partire da otto: i Campionati appositamente organizzati nei Colleges e lo “Street Legal” accompagnano il giovane fino alla maggiore età, ed oltre: l’età massima praticamente non esiste e soltanto il medico sportivo può imporre a Donald Garlits di smettere definitivamente l’attività (70 anni) per il distacco di entrambe le retine durante la decelerazione di un suo “Swamp Rat”.

La “National Speedway Directory”, pubblicata annualmente dal 1975, elenca gli indirizzi e le caratteristiche di millequattrocento impianti sportivi del tipo tradizionale, oval tracks e drag-strips attualmente operative situate nel comprensorio “yankee”: quante sono quelle italiane e quante le europee? Non solo: molte delle più famose strips od oval-tracks vengono rinnovate (pavimentazione, servizi, tribune, sicurezza passiva) nell’arco di tempo che non supera la cadenza di un lustro e non risulta che gli investitori americani o canadesi siano soggetti a crisi finanziarie ricorrenti. Semplicemente perchè le drag-races organizzate su strips nell’orbita di influenza della N.H.R.A. sono circa 3.500 l’anno e le competizioni su oval tracks circa il triplo.

Tutte le obiezioni proposte per appoggiare “l’impossibilità di importare un simile mercato” in Europa sono generalmente centrate su una presunta “mentalità culturale” dalle diverse origini, ma ciò non vale “mai”, ad esempio, per il fast-food nonostante le tradizioni gastronomiche europee siano considerate tra le più antiche, radicate e diffuse nel Mondo. Evidentemente il motivo è un’altro, molto ben facilmente individuabile in un mix di tradizionalismo oltranzista coniugato alla cronica e perdurante mancanza di informazione a tutti i livelli.

La Regolamentazione F.I.A. per la drag-race è stata introdotta in Europa nel 1993 per merito di un Membro dell’ A.C.C.U.S. e della N.H.R.A. (pilota licenziato e pluricampione), Mr. Carl Olson, ma è inesistente per le Classi “sportman” che prevedono veicoli di produzione (un centinaio nel rulebook N.H.R.A.): la circostanza, secondo alcuni poco importante, impedisce, di fatto, agli Organismi Sportivi Nazionali di tutta Europa, l’organizzazione di competizioni propedeutiche sul tipo dello “Street Legal”.

Nessun accenno, sempre nell’Annuario F.I.A., all’oval tracking, forse perchè “qualcuno” ha convinto “qualcun’altro” che il turning-left è una competizione “durante la quale si sterza solo a sinistra”.

Nonostante ciò gli investitori europei “in pectore” hanno due esempi da esaminare con attenzione: il primo riguarda il circuito delle drag-races e le piste sulle quali si articola (Santa Pod in Gran Bretagna, Hockenheim in Germania ed altre in Nord Europa) e l’organizzazione, dovuta alla European Street Rod Association, di Raduni internazionali aperti a muscle-cars, hot rods e custom cars. Con buona pace di chi, ancora, sostiene non essere questi veicoli “comuni quanto i taxi”.

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