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La strada è il vero banco di prova di qualsiasi hot rod. Questa affermazione, con varie sfumature, è sostenuta da tutti i veri hot rodders. Il motivo è di una semplicità lapalissiana, addirittura: se hot rod è un veicolo modificato partendo da componenti prodotti originariamente per mezzi destinati a circolare su strada, è ovvio che le modifiche, i trapianti e le elaborazioni apportate “devono” migliorare anche le prestazioni, su strada, appunto, della moto, dell’auto o del furgone trasformati in hot rod.

L’unica eccezione tollerata è quella relativa ai veicoli concepiti per l’esclusivo uso sportivo in competizioni organizzate: ne consegue che drag-cars, stock-cars, indy-cars e 4WD (di tipo estremo come i monster trucks), pur essendo classificabili come hot rods in senso lato, possono non essere adatti alla normale circolazione stradale.

Il vero motivo dell’affermazione soprariportata si può definire come il “ritorno”, in termini di soddisfazione, richiesto per la realizzazione dello hot rod, in questo caso “street rod”: non tutti i conoscenti, gli amici od i rivali dello hot rodder sono abituali frequentatori di piste e risulterebbero, quindi, esclusi dalla possibilità di ammirare il risultato finale di due o cinque anni di lavori diurni e notturni condotti nel cortile posteriore od in un garage. In più la possibilità di godere nella guida quotidiana di un veicolo non è sostituibile con la possibilità di condurlo per due o tre ore in pista. Quasi tutti gli hot rods stradali sono anche “daily driven”, ossia guidati tutti i giorni.

La realizzazione di uno street rod non è cosa facile, prima di tutto perchè ogni ingombro, dotazione o particolare deve rispondere ai dettami stabiliti dal Department of Transportation (Ministero dei Trasporti), brevemente D.o.T., il quale accetta qualsiasi tipo di veicolo purchè sia rispondente alla normativa vigente e venga documentata (presentazione di fattura o ricevuta di pagamento) la provenienza dei vari particolari: telaio e sopensioni, motore e trasmissione, carrozzeria ed impianti accessori od ausiliari.

Una volta superata la trafila burocratica stabilita a livello Statale, con pochissime varianti, il veicolo riceve la targa di circolazione ed è soggetto alla valutazione delle Compagnie di Assicurazione per l’applicazione della relativa tariffa. In questo senso molte Associations di hot rodders hanno siglato accordi con Compagnie Locali ed alcune Aziende si sono specializzate a livello nazionale nella stesura di contratti particolari che prevedono ogni tipo di rischio: pensate ad una bella strisciata sulla portiera coperta da venti o trenta mani di vernice perlescente!

Un Giornalista ebbe a dirmi che, negli Stati Uniti, “gli hot rods non sono comuni come i taxi”: non mi risulta sia mai stato effettuato un censimento accurato degli uni e degli altri, pur essendo evidente che il Tizio in questione frequentava ambienti lontani dalla strada. Non tutti i 51 Stati dell’Unione possono vantare la medesima densità di hot rods (delle varie sottospecie) ma è sufficiente informarsi circa luoghi ed orari per scoprire che questo tipo di veicolo è molto più diffuso di quanto un distratto sguardo alla foto aerea di un tratto di highway possa rivelare...

 

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