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La “strip” è un rettifilo attrezzato sul quale si disputa la drag race: la differenza tra le prime piste ricavate da vecchi aereoporti abbandonati e gli attuali complessi, è tutta nell’aggettivo “attrezzato”.

Un osservatore superficiale è portato a credere che il “quarto di miglio” sia un bel rettifilo di quattrocento metri e spiccioli, magari dotato di un semaforo e di sufficiente spazio che permetta la decelerazione dei veicoli.

Al contrario la strip deve essere considerata sotto almeno tre aspetti: la costruzione e l’attrezzatura standard, l’utilizzo che può e deve farne il drag racer, la piena fruibilità da parte del pubblico.

Nel lontano 1962 la N.H.R.A. aveva già capito che una notevole parte delle prestazioni ottenibili, in accelerazione, con un veicolo a motore dipendeva anche dalla pavimentazione delle strips: per questo motivo chiese ai laboratori della Shell Oil Company (quella che, ancor oggi, vanta il Marchio della conchiglia) di studiare e fornire la miglior formulazione per il “compound” (composizione chimica) dell’asfalto. Nei decenni successivi, fino ai giorni nostri, le modifiche non sono mancate ivi compresa l’adozione di adesivi applicati sopra l’asfaltatura, ma la modifica sostanziale è dovuta alla diversificazione della copertura, derivata dall’osservazione costante ed attenta delle doti di grip: una moderna “strip” è pavimentata in cemento nella zona iniziale al fine di favorire le doti di aderenza dei pneumatici e soltanto la parte finale può essere pavimentata in asfalto: la zona in cemento è definita “launch pad” e vedremo presto perchè. Le doti di trazione sono ottimizzate dall’applicazione di una soluzione chimica che deve essere spruzzata sulla pista dopo la pulitura dalla gomma bruciata: le operazioni sono eseguite dai nove uomini del Safety Safari, a patire dalle sei del mattino.

La tower (allora smontabile) è stata copiata dal rimorchio issato verticalmente sui lakes, su ispirazione di “Pappy” Hart e si è evoluta di pari passo con l’evoluzione del drag racing: l’attuale tower (contrazione di “timing tower”) è un edificio piuttosto imponente che ospita sempre i cronometristi e le loro apparecchiature, la cui descrizione è condensabile in un L.A.N. (Little Area Network) composto da un server e parecchi terminali collegati alle apparecchiarture elettroniche che saranno descritte di seguito. Nella tower, inoltre, sono previste “suites” per gli ospiti e gli Sponsors, un apposito locale riservato allo speaker e tutti gli Uffici delegati all’amministrazione ed alla prenotazione e vendita dei biglietti di ingresso: in più vi è sempre un locale riservato alla Association di appartenenza.

L’attrezzatura elettronica non si esaurisce con la presenza in pista del “christmas tree” (albero di natale, introdotto ai Nationals N.H.R.A. del 1963) o semaforo multiluci: lungo il quarto di miglio apposite fotocellule regolano e registrano indipendentemente i movimenti dei due veicoli impegnati nella gara. Ad iniziare dal sistema di partenza che prevede una zona di allineamento preliminare delimitata da due appositi spazi, chiamati “pre-staging” e “staging” ai quali corispondono due coppie di luci (bianche) sul tree; sul traliccio di quest’ultimo spiccano tre luci gialle (“amber lights”) disposte in verticale sotto quelle dello staging. Le amber lights devono accendersi ad intervalli di mezzo secondo esatto l’una dall’altra o contemporaneamente 40/100 di secondo prima del verde che è il segnale di partenza (“green light”). Nel caso uno dei concorrenti dovesse partire prima dell’accensione del verde, le fotocellule rilevano il movimento e provocano l’accensione della luce più bassa, rossa (“red light”) che è segno di squalifica e provoca la disattivazione dei cronometri sulla corsia (“lane”) interessata.

Il sistema di fotocellule collegate al L.A.N. elettronico della tower continua con fotocellule sistemate esattamente a 60, 330, 660 e 1000 piedi dalla “starting lane” oltre ad un secondo coplesso sitemato 66 piedi prima ed esattamente sulla “finish lane”. Perchè il Pubblico possa immediatamente capire quale dei due concorrenti ha eliminato l’altro, nei dintorni della finish lane sono situate le “scoreboards” (lavagne, luminose, dei tempi) le quali riportano in tempo reale Elapsed Time e velocità finale registrata sui 66 piedi finali, distintamente per ogni lane.

Il drag racer vede la strip in tutt’altro modo. Il suo primo contatto è alla “competitors entrance” (entrata riservata ai Concorrenti) dove subisce una prima richiesta di documenti e si dirige quindi verso la “pit-area” (definiamola senz’altro zona boxes) un enorme parcheggio (ad Indianapolis sono stati ospitatati fino a 1.200 concorrenti, con i loro veicoli d’appoggio, in una sola gara) dominato dalla “scale”. bilancia, ove vengono effettuate le verifiche tecniche e si procede alle operazioni di messa a punto. Alla chiamata dello starter i drag racers si incolonnano nelle “staging lanes” (corsie di immissione) che portano alle “water boxes” comprese nella “burnout area”; tutto situato prima della strip vera e propria..

Per il drag racer la strip si divide in pit-area, burnout area, staging, start, launch, strip, one second out, finish lane, shut off area e retour road: ogni termine citato si riferisce ad un tratto fisico di strip, qualche volta misurabile nello spazio di qualche pollice come lo staging, altre dipendente dalle capacità del mezzo come l’ “one second out”, altre volte ancora non misurabile con esattezza, quale la fase di rallentamento (“shut off”) ed infine non considerata, quale la corsia di rientro alla pit area che deve essere percorsa, da tutti, a velocità inferiori ai 40 km/h. Ad ogni tratto fisico corrispondono tecniche messe a punto per affrontare la tornata (“run”) nel migliore dei modi.

La fase più importante, secondo molti PROs, è quella del “launch” che comprende lo staging sotto l’albero di Natale, lo start al verde e la progressione ottimale del moto lungo i primi cento, centocinquanta metri di pista o fino a che non si è inserita la marcia più alta: questo il motivo per cui il “launch pad” ha assunto tanta importanza negli ultimi anni. Dal punto di vista del drag racer, o del suo Team-manager, alla fine del run la cosa più importante è la consegna del “time-slip”, una specie di scontrino, la cui stampa è automatica, dove risultano tutti i dati (condizioni meteo comprese) della sua tornata: in base ai tempi sulle varie distanze è possibile modificare la messa a punto per migliorare la tornata successiva.

Per finire esaminiamo il punto di vista dello spettatore. La strip deve essere servita da una comoda strada di accesso, essere vicina ai caselli autostradali ed essere dotata di ampi parcheggi (la media degli spettatori ad un National Event è molto vicina alle centomila unità e qualche volta si superano questi numeri). Con qualche decina di migliaia di fans le pratiche di verifica od acquisto dei biglietti non devono obbligare a lunghe code e le tribune (“stands”) devono essere vicine, accessibili, comode e, cosa più importante, garantire la visuale di tutta la strip, oltrechè sicure. Generalmente situate ad una trentina di metri dai bordi della strip, sono sempre più spesso anche agibili ai disabili, servite da impeccabili impianti di diffusione del suono, hanno due file di luci del christmas tree visibilissime (con questo le file di luci sul tree sono quattro, disposte a 90° l’una dall’altra) e sono servite dalle “timing boards” disposte in modo da essere ben visibili “soprattutto” dalle tribune.

In più il pubblico della drag race, unico al mondo, ha libero accesso alla pit-area: se proprio dovesse annoiarsi durante le duecento partenze delle Classi Stock ai Nationals di Indianapolis, può assistere allo smontaggio del monoblocco di un Top Fuel, chiedere autografi o farsi fotografare con il Top Driver, e visitare la “Midway Lane”. E’ quest’ultimo uno spazio riservato ai Produttori di aftermarkets (Sponsor o meno, non ha importanza), ai Rivenditori di souvenirs, hot dogs e bibite, situato, strategicamente, nelle vicinanze della pit -area.

Indianapolis: perchè è citata? Questa strip è la più vecchia sede (costantemente aggiornata) di un National Event organizzato dalla N.H.R.A. Nel 2006, ai primi di settembre, vi si disputa la 52° edizione degli U.S. Nationals: chi, però, cercasse una strip nel complesso denominato “Indianapolis Motor Speedway” (I.M.S.) rimarrebbe deluso. La Indianapolis drag strip è a circa sette miglia di distanza, in un altro complesso che si chiama “Indianapolis Raceway Park” (I.R.P.) all’interno del quale si trova anche una (piccola) oval track, visibile a destra nella foto quì sotto, utlizzata anche dalla N.A.S.C.A.R..

Ultima curiosità: la lunghezza della shut-off-area è di mezzo miglio o tre quarti di miglio.

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La “Santa Ana” dragway ricavata da un aereoporto, agli inizi degli anni cinquanta.

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Una bella foto aerea della drag strip di Indianapolis.

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La vecchia, mitica, “Lions Drag Strip” negli anni sessanta.

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Una vecchia drag strip con un chrystmas tree ancora a sette luci ed una “tower” prefabbricata.

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La “midway lane” di una moderna dragstrip: è spesso situata nei pressi della Pit Area e vi si radunano tutti gli Sponsors tecnici o i venditori di souvenirs e collectibles.

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L’imponente aspetto di una moderna tower: quella rappresentata a sinistra è stata costruita abbastanza recentemente perchè la “Thunder Valley Dragway”, in origine, era allocata sul fondo di una valle e le tribune erano (e sono ancora) ricavate sui fianchi delle colline.

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Gli “scoreboards” (tabelloni luminosi segnatempo) forniscono istantaneamente, per ogni corsia, tempo e velocità.

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La schermata del software per la stampa dei “timeslips”, in questo caso privata dei dati sulle condizioni atmosferiche al momento del “run”.

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Il poco conosciuto (in Europa ed Italia) “timeslip”: notare la rilevazione dettagliata dei tempi lungo la strip.

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L’inaugurazione della nuovissima strip di Concord (nelle vicinanze di Charlotte, North Carolina), la “zMax Dragway”, è avvenuta con un taglio del nastro molto particolare: proprio sulla strip! (estate 2008)

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“Blast from the past”

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To the page DIAGRAMS to see a STRIP design.

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