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Che cosa è uno “hot rod” e come si distingue da una “custom car”?

Quale differenza intercorre tra una “street-machine” ed una “muscle car”?

Perchè è così difficile distinguere una “stock car” da un “mass produced vehicle”?

Le risposte richiederebbero un fiume di parole ma è senz’altro più semplce procedere ad una comparazione visiva, attraverso una carrellata di immagini: questo, a livello elementare e puramente estetico, è quanto vi viene proposto di seguito.

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Repro-rod o Resto-rod: la riproduzione, realizzata oggigiorno, di un hot rod di prima generazione, ovvero il probabile aspetto di una Ford Modello T abbondantemente rivisitata per correre sugli ovali e sui lakes del Sud California. Molto meno curate esteticamente le prime “hot roadsters” avevano, grosso modo, questo aspetto.

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Roadster (che in America designa una due posti scoperta, definita “spider” in Gran Bretagna), degli anni sessanta, motorizzata con il classico 8V “flat-head” (valvole laterali), naturalmente elaborato. La carrozzeria del 1932 prodotta dalla Ford è un classico variamente reinterpretato da ogni hot rodder.

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Un altro classico hot rod realizzato sulla base della carrozzeria Ford T del 1923, sempre roadster. La costruzione di uno hot rod di questo tipo è possibile anche oggi, grazie ad una dozzina di Aziende specializzate che producono e commercializzano repliche in materiale sintetico delle carrozzerie più ”trendy”.

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La fantasia e l’innovazione sono le più speciali tra le risorse degli hot rodders: questa moderna interpretazione del classico “coupe” è dovuta ad un “customizer”, artigiano molto evoluto, che ha rielaborato in chiave futuristica le linee di sessanta, settant’anni fa. Il modello, unico, si chiama “Aluma”, è stato realizzato nel 1992, e sembra aver ispirato il design attuale di molte rivisitazioni automobilistiche prodotte dalle Fabbriche nel terzo millennio.

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Nel 1940, all’incirca, chi non poteva permettersi la fuoriserie dei divi di Hollywood si arrangiava preparando le “custom cars”, letteralmente “auto in costume”, sulla base dei modelli in produzione. In genere la custom car è modificata in tutto ciò che riguarda l’aspetto estetico, ivi compreso il sottoscocca ed il vano motore (quasi mai potenziato): le tecniche di carpenteria metalllica che permettono di modificare le linee di un modello sono innumerevoli.

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Anche le custom cars si sono evolute con gli anni, utilizzando il design avanzato e più “pulito” di quello caratterizzato dalle abbondanti cromature impiegate negli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso.

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La vettura “stock”, anche di produzione recente, è la base di partenza per chiunque. Il vocabolo “stock” non significa “di serie”, come si è generalmente portati a credere: la sua corretta traduzione è “originalmente prodotta” o “così come consegnata dalla Fabbrica”.

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Street Machine. Pro Street. Nuova (relativamente) tendenza nell’utilizzo di muscle cars e vecchie carrozzerie: l’esterno viene “reso cattivo” con tecniche del tutto simili alla custom car, ma per ottenere assetti abbassati, linee più filanti, miglior raffreddamento del radiatore e dei freni. Telaistica e meccanica sono oggetto di swapping (motore. trasmissione, retrotreno, sospensioni) per aumentare di molto le prestazioni. Non inusuale l’impiego di iniezione e/o sovralimentazione. In tutti i casi deve essere una vettura “streetable”, guidabile su strada.

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Super Stock è una categoria della drag race o gara di accelerazione: tutto è prodotto originariamente dalla Fabbrica, ma non è detto che sia stato, in origine, previsto per quel modello di auto: il trionfo dello “swapping”, o trapianto di componenti.

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Pro Stock: ancora accelerazione ed ancora swapping abbondante di special parts, molto spesso appositamente preparate dalla Casa-madre. Una vettura in questa categoria può abbondantemente superare i 320 km/h dopo un’accelerata di soli 402 metri. Impensabile anche con una Gran Turismo!

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Modified Production: in voga negli anni sessanta, rappresenta il primo tentativo di modifica, con parti originali (non “afermarket”), di una vettura originale, così come disponibile al “general public”.

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Gas o “gasser”: come indica la denominazione (GAS da gasoline, benzina) obbligatoriamente alimentata a benzina in commercio; per il resto alcune limitazioni: carrozzeria in fiberglass, spostamento del motore verso il retrotreno, abbondanti trapianti e “appearing” (linee generali) di una vettura in regolare produzione, anche quarant’anni fa.

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Altered significa “alterata”, ovvero pur se si riconosce il modello è altrettanto evidente che ne è stata stravolta la filosofia di progetto: una Ford Model T con un 8V sovralimentato (benzina, metanolo, nitrometano) non può limitarsi ad una velocità massima di 45 mph!

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Factory Experimental: esperimenti condotti in Fabbrica, con l’aiuto della Fabbrica, con la (tacita od espressa) autorizzazione della Fabbrica: Quest’ultima provvedeva a sperimentare e riservare a Clienti molto speciali le “special parts”. La dimostrazione matematica del teorema espresso da Zora Arkus-Duntov.

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Funny Cars: gli hot rodders di prima generazione avrebbero detto “anything goes” (tutto va bene): telaio in tubi al posto del pianale; retrotreno avanzato e rigido; sospensioni anteriori abbondantemente modificate; propulsore spostato al posto guida; pilota sui sedili posteriori; carrozzeria alleggerita o stampata in monofusione di resina; definite anche “floppers” perchè si sollevava tutto il “body” per accedervi. La grande novità degli anni settanta.

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F/C Funny Cars. La versione attuale, riservata alla guida di Piloti PROfessionals, seconda soltanto al Top Fuel per prestazioni. La rigidità e le doti di trasferimento delle masse di questi veicoli sono impressionanti: oltre 500 km/h in meno di quattro secondi e mezzo sono il risultato del controllo totale su 7.000 (e, probabilmente più) HP S.A.E.

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Dragster: probabile contrazione di “drag-roadster” od hot rod concepito esclusivamente per accelerare. Dopo l’esperimento del 1950 di Dick Kraft (“The Bug”) con un telaio, un motore, quattro ruote ed il sedile per il pilota, ha avuto vita movimentata durante quasi trent’anni di continue evoluzioni e miglioramenti. I “nude rails” o “slingshots” (fionde) dell’illustrazione danno vita ancor oggi a revivals puntualmente organizzati in rigorosa atmosfera d’epoca.

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Top Fuel: il massimo ottenibile in accelerazione con un mezzo a motore e quattro ruote. Le prove di accelerazione delle più autorevoli Riviste di automobilismo sono ridicolizzate da queste vetture: da zero a cento in sette decimi di secondo! 6 G di accelerazione  frontale (molto vicine ad uno Shuttle in decollo). Con partenza da fermo raggiugono e superano i 540 km/h in meno di quattro secondi e mezzo.

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Bikes: motociclette. Regine dell’accelerazione, ai primordi, per il più favorevole rapporto peso-potenza sviluppato, hanno instaurato un “fenomeno di costume” nello hot rodding. La Harley Davidson è l’unica Azienda sul Pianeta che persegue ancora, e con costanza, la politica (di tacita od esplicita approvazione delle modifiche) iniziata da Henry Ford oltre cent’anni fa.

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Choppers o Custom Bikes: continua evoluzione di una tendenza iniziata da Chet Herbert (poliomelitico con paralisi alle gambe) nel 1949 con “The Beast”, la prima moto (HD) con forcella allungata. Indescrivibile la prolificità dei bikers nel modificare la propria creatura.

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Per lunghi anni bandite dalla strip (1/4 di miglio) le moto sono ritornate alla ribalta negli ultimi quindici anni, grazie alle pressioni dei Costruttori orientali (Suzuki in particolare), oggi nuovamente surclassati dal bicilindrico a V della HD. Una Pro Stok Bike può percorrere il 1/4 di miglio, con partenza da fermo, in poco meno di sette secondi.

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Trike: three wheels bike. Una motocicletta a tre ruote. Molti customizers (delle 2 e 4 ruote) si sono divertiti a creare questi veicoli, anche con generose motorizzazioni di origine automobilistica.

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Air Racer: hot rod derivato da un aereoplano, preferibilmante protagonista nei cieli della Seconda Guerra Mondiale, meglio se un caccia. Disputano competizioni su un circuito (che molto ricorda la Coppa Schnider degli anni trenta) a circa cento metri da terra, esclusivamente nel deserto che circonda Reno, Nevada, U.S.A.

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Dune-Buggy: veicolo letteralmente inventato dagli hot rodders (come il dragster ed il van) “for fun”, per divertimento. Capace (grazie alla leggerezza, robustezza e manovrabilità) di prestazioni incredibili, ha avuto il suo momento migliore nei primi anni settanta, ma la “Baja 1000” si disputa ancor oggi, pur non essendo più il massacrante Rally non-stop dei primordi.

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Monster Truck: il sottoscocca di un “dumper” e la carrozzeria di un pick-up. Oltre alla presenza negli shows il monster truck si esibisce, anche al coperto, in competizioni di abilità su corti terreni sterrati o nelle gare di “Car Crushing” ove vecchie carrozzerie vengono letteralmente schiacciate e distrutte.

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Tractor-Puller: un trattore trascina (to pull) un rimorchio per 100 yarde esatte (90 metri) ma vi sono alcune complicazioni. Sul rimorchio un secondo pilota regola l’avanzamento di un carico che provoca l’abbassamento di una lama situata sul muso del rimorchio stesso e la lama può addirittura provocare l’arresto del convoglio prima della linea di fine-base. Da vedere soprattutto perchè vi sono equipaggi e convogli in tutta Europa, Italia compresa.

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Drag-Boat. Personalmente sono convinto questi “veicoli” abbiano dato la dimostrazione dell’assurdità del concetto di impossibile. In breve uno scafo di sei o sette metri può accelerare in acqua nello spazio di un quarto di miglio fino a raggiungere e superare i 375 km/h in meno di cinque secondi. Giudicato “impossibile” fino a cinquant’anni addietro, da fior fiore di progettisti navali.

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Lo “stock appearing” (linee esterne uguali a quelle di un’auto in produzione) era la norma per le prime “stock cars”, che erano comunque definite “modified” (modificate) perchè ogni meccanico ed ogni pilota (dal 1946 in avanti) ben sapeva di provenire, nel 90 % dei casi, da famiglie di contrabbandieri di alcool che modificavano motori e telaistica fino a raggiungere in prima i 150 km/h, velocità massima delle auto della Polizia.

 

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Con la regolamentazione introdotta dalla N.A.S.C.A.R. le stock cars si adeguarono alla produzione pù recente (fine anni ‘40, primi anni ‘50) ammettendo anche le vetture aperte (“cabriolet” nel caso a finaco) ed instaurando le prime elementari norme di sicurezza (vedi il roll-bar). Le gare organizzate durante il primo decennio di attività superavano la quarantina l’anno e registravano alcune dozzine di partecipanti ad ogni competizione.

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Gli anni sessanta rappresentano il periodo d’oro nello sviluppo delle stock cars: in questo decennio nacquero e si affermarono vere e proprie leggende sia tra i Piloti che tra le auto ed i loro Preparatori. Il periodo successivo servì a consolidare la diffusione della disciplina, originaria degli Stati del Sud.

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Nonostante sia poco conosciuto e seguito in Europa, il circuito dei campionati per vetture a ruote coperte (“covered wheels”) interessa oltre settanta milioni di americani, è seguitissimo in televisione ed occupa una rilevante percentuale delle pubblicazioni  specializzate. Numerose le Associations che legiferano in materia con competenza prevalentemente regionale.

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Midget: vetturetta per “principianti” che ha subito col tempo numerose e sostanziali modifiche nell’aspetto e nella sostanza. Sono state per decenni le regine dei circuiti ovali di corta lunghezza (“short tracks”) per la spettacolarità delle loro prestazioni.

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Un “roadster”, la vecchia “Pagoda” e la pavimentazione in mattoni della pista di Indianapolis. La storia del circuito e della gara (Prima edizione 1911) sono, più o meno, noti alla stragrande maggioranza degli appassionati di automobilismo e rappresentano uno dei capitoli più appassionanti delle Indy-cars o “open-wheels” anche quando contrapposti alle vetture di Formula note in Europa.

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Il roadster motorizzato Offenhauser ha per decenni dominato sui circuiti ovali, subendo pochissime modifiche nel profilo estetico. La vettura a fianco è del 1961 Quando la pista di Indianapolis era ancora pavimentata in mattoni.

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Dopo il 1965, prima vittoria di un Costruttore e di un Pilota europeo (Colin Chapman e Jim Clark), i Teams che programmano la partecipazione sugli ovali hanno radicalmente cambiato tendenza, arrivando a preferire i telai Dallara piuttosto che quelli progettati in U.S.A.

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Truck: il camion, preferibilmente un semiarticolato o “diciotto ruote” rappresenta una sorta di casa itinerante per il suo driver (il “trucker”) che lo abbellisce e modifica con le medesime attenzioni di un customizer. I truckers hanno diffuso l’uso della radio “Citizen Band” (CB) e di un codice da essi stessi inventato, basato su combinazioni di due cifre (fino al 10) definito “ten code”. Padroni delle smisurate distese degli Stati Centrali, partecipano anche agli Shows.

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Van. Simbolo della ribellione giovanile, degli Hippies e di una enorme altra quantità di proteste, più o meno civili, è stato inventato utilizzando veicoli commerciali per gli usi più disparati (abitazione e pernottamento compresi) da teen-agers che non potevano permettersi un altro mezzo di trasporto.

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Lowrider. In estrema sintesi è una custom car dotata di sollevatori (martinetti idraulici, in origine) che consentono di modificare l’altezza da terra della vettura. L’evoluzione degli ultimi anni ha privilegiato la possibilità di temporizzare i sollevamenti e gli abbassamenti fino a “far danzare” il veicolo o, come nell’illustrazione, a fargli assumere posizioni non del tutto usuali. Forte la prevalenza degli immigrati dalla zona caraibica e Sud-America; è comunque un pregevole esempio di “ingenuity” per i problemi elettro-idraulici e meccanici che una simile realizzazione presuppone.

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Vintage. Classe S.C.T.A. Vecchie vetture perfettamente messe a punto che corrono sul miglio lanciato. Molto spesso anche motore e cambio sono d’epoca.

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Production. S.C.T.A. Macchine di produzione recente od attuale con limitate possibilità di modifica.

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Roadster. S.C.T.A. Vecchia carrozzeria di una roadster, spesso replica in fiberglass, con motori e telai di ultima generazione. E’ una Classe che molto difficilmente non si vedrà più sui lakes ed a Bonneville in particolare, perchè rappresenta tutto ciò che era...e che ancora sarà!

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Belly Tank. Serbatoio ausiliario di aerei militari. La perfetta forma aereodinamica e la reperibilità come “surplus” nelle Basi delle Forze Armate spinsero gli hot rodders ad usarle come carrozzeria per veicoli impegnati nei tentativi di velocità sul miglio lanciato dei lakes.

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Coupe. S.C.T.A. Dopo la pausa di rifiuto, la S.C.T.A. ha, da lungo tempo, riammesso le carrozzerie coupe: gli hot rodders provano, con tutti i mezzi, ad affinare ancor più le doti di (presunta) aereodinamicità che contraddistinguevano i vecchi modelli.

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Lakester. Veicolo profilato aereodinamicamente con esclusione totale delle ruote dalla carrozzeria. Evoluzione dei primi hot roadster, rimarcata dall’introduzione delle carrozzerie coupe, può prevedere anche l’applicazione di pannelli che favoriscano lo scorrimento dei flussi aereodinamici nella zona inferiore della vettura.

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Truck. S.C.T.A. Dotati di motori diesel dalle cubature generose, modificati con l’aggiunta di un paio di turbocompressori ed intercooler, curati nella linea, anche le motrici dei diciotto ruote corrono su “the Salt”.

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Streamliner. Disegnato dal vento. Veicolo studiato aereodinamicamente (con l’impiego di modelli tridimensionali in Galleria del Vento) per raggiungere la massima velocità possibile su una tratta (generalmente lunga un miglio) cronometrata. Possono essere spinti da qualsiasi tipo di propulsore e vengono, per questo, classificati in apposite Classi.

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Bike. S.C.T.A. I bikers sono anche amanti della velocità ed il fascino del miglio lanciato sui Bonneville Salt Flats non li lascia indifferenti. Le Classi delle moto sono altrettanto numerose quanto quelle delle vetture ed anche per queste due-ruote sono previste possibilità di carenatura estreme.

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Anche le motociclette hanno la loro categoria “streamlined”, con body aereodinamico: lo sportelletto aperto a metà macchina cela il cavalletto, in queste moto spesso sostituito da due ruotine che garantiscono l’equilibrio.

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Snowmobiles: anche questi simpatici veicoli sono entrati nel mondo dello hot rodding: gareggaino in accelerazione, sulle piste ovali e sul ghiaccio.

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Ma sul ghiaccio corrono anche i Top Fuels ...

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Jet Dragster: non solo, esistono anche le funny cars ed i trucks propulsi a reazione.

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Questo sicuramente non è uno hot rod: è un carro Conestoga, probabilmente dell’ultima generazione, il simbolo della conquista del Far West. Ultima tappa la California e la nascita dello hot rodding...

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